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Atalanta, Champions da sogno a incubo? Cos’ha detto, fin qui, il campo europeo

Резюме: Dopo le prime tre giornate di Champions League, l’Atalanta è il fanalino di coda del Girone C con zero punti e ben 11 gol subiti a fronte dei 2 soli fatti. La dissonanza tra l’andamento in campionato dei ...

Dopo le prime tre giornate di Champions League, l’Atalanta è il fanalino di coda del Girone C con zero punti e ben 11 gol subiti a fronte dei 2 soli fatti. La dissonanza tra l’andamento in campionato dei nerazzurri e quello in Europa, ha spinto gli analisti nostrani (e non solo) ad osservare attentamente le prestazioni della squadra di Gasperini alla ricerca di una plausibile spiegazione. Ovviamente le analisi non potevano che concentrarsi soprattutto sulle 11 reti subite (poi ci torniamo) ed hanno forse trascurato le prestazioni generali della squadra, che meritano però di essere osservate in generale un po’ più attentamente.

La sconfitta più ampia (per gol subiti) è stata la gara di Manchester. I nerazzurri sono capitolati per 5 a 1 contro una squadra decisamente più forte (al momento in cui scriviamo la seconda al mondo alle spalle del Liverpool per punteggio Elo) e che per contrapposizioni di filosofie di gioco era sicuramente l’avversario più scomodo da affrontare. L’Atalanta (dal punto di vista della prestazione) è riuscita comunque a fare meglio delle avversarie che il City ha incontrato in stagione. I Citizens viaggiano ad una media di circa 18 tiri (40,1% in porta) effettuati a partita per 2,37 xG prodotti e 3 reti a gara e concedono agli avversari circa 6 tiri (40,5% in porta) per 0,8 xG e 0,74 (meno di una rete) di media a partita.

Nella gara dell’Etihad la squadra di Gasperini ha concesso 14 tiri alla squadra di Guardiola (4 in meno di quelli che effettua di media), ma il 71,43% è finito nello specchio della porta. Le occasioni per i biancazzurri hanno fruttato 2,63 xG (in sostanza meno tiri ma conclusioni con maggior probabilità di essere trasformate in reti). Quindi i nerazzurri hanno funzionato peggio sotto questo aspetto rispetto alla media delle avversarie, ma come accennato sopra, la filosofia di gioco offensiva della squadra di Gasperini mal concilia con una squadra velocissima (leggi Sterling) nel verticalizzare e capace di sfruttare gli 1 vs 1 a tutto campo che l’Atalanta concede.

Dal punto di vista delle occasioni create, 10 tiri (6 in porta, 60%) 1 rete e 1,49 xG creati sottolineano come da questo punto di vista si poteva anche mettere a frutto una rete in più.

La differenza con le altre due partite

Il Manchester resta comunque un avversario fuori portata dei nerazzurri, che però hanno steccato anche le due gare ritenute più abbordabili con Shakhtar e Dinamo, in modo completamente diverso tra loro. Contro la Dinamo Zagabria si è avuta la prestazione peggiore. C’è chi senza approfondire molto ha attribuito alla mancanza d’esperienza la sconfitta, chi all’emozione del debutto e chi andando un po’ oltre ha invece notato un’intensità diversa nella squadra di Gasperini, che comunque ha prodotto 13 tiri (2 soli in porta) e xG 1,92. Per i croati 12 tiri (6 in porta) e 1,56 xG prodotti (oltre a 4 reti).

La gara contro lo Shakhtar invece, ha visto l’Atalanta sui livelli prestazioni del campionato. Per i nerazzurri 13 tiri (5 in porta) e ben 2,24 xG prodotti (ed 1 rete). Gli ucraini hanno vinto con 11 tiri (6 in porta ma per la maggior parte da posizioni molto defilate) che hanno prodotto solo xG 0,62 ma 2 reti. In questa gara i nerazzurri non avevano sicuramente demeritato e se avessero vinto non avrebbero assolutamente rubato nulla.

Guarda la sintesi di Atalanta-Shakhtar

Dunque gare diverse a cui è difficili trovare una radice comune nelle sconfitte, ma da più parti si è cercato solo di analizzare le 11 reti subite e trovarne un unico comune denominatore. Certo la squadra di Gasperini (come più volte analizzato anche qui su Corner) è una squadra dai «particolari» (e per certi aspetti rischiosi) principi difensivi. In fase di non possesso la squadra del tecnico di Grugliasco aggredisce alta gli avversari e le scalate in avanti creano degli 1 vs 1 su tutto il campo che rendono (se si falliscono gli anticipi o se si viene battuti in dribbling in determinate zone del campo) la struttura difensiva dell’Atalanta estremamente fragile, perché la squadra si ritrova poi a difendere in situazioni di inferiorità numerica e con molto campo scoperto alle spalle della linea difensiva.

Qualche analista è dunque andato in questa direzione per trovare una spiegazione comune. Il presupposto era dimostrare che la squadra di Gasperini in Europa «pressa» o meglio «aggredisce» gli avversari ancor con più intensità di quanto non faccia in Italia e che l’intensità non è stato dunque il problema della squadra bergamasca. «I nerazzurri hanno il PPDA più basso della Champions (6,26), hanno registrato in media 30 pressioni in più che nelle loro partite di Serie A e hanno difeso anche più lontano dalla propria porta, oltre a fare 3 azioni di riaggressione in più a partita. Infine, vantano anche il terzo miglior coefficiente di aggressione del torneo a 0.31, una metrica che misura quale proporzione dei passaggi di un avversario sono pressati in modo aggressivo». (Statsbomb).

Innanzitutto è bene precisare che i dati sopra citatati «quantificano» ma non «qualificano» l’azione di pressione della squadra nerazzurra. Chi ha parlato d’intensità (noi ad esempio) lo ha fatto dando al termine «intensità» il senso più ampio, ovvero a tante azioni miranti al recupero della palla deve seguire un altrettanto buon numero di palloni recuperati. A Zagabria (per noi l’unica partita veramente sbagliata dall’Atalanta in questa Champions), a fronte di un indice PPDA di 5,86 (moltissima pressione dunque), l’Atalanta ha recuperato 86 palloni (1 in più rispetto alle sue medie di campionato) ma solo l’8% (dal 16% al 20% in campionato) nella parte alta del campo. Il buon palleggio in uscita della Dinamo (intensità che ha dunque funzionato male) ha esposto poi centrocampo e difesa a situazioni di 1 vs 1 pericolosi, dove sì i dribbling diventano pericolosi.

Gli analisti di Statsbomb hanno poi evidenziato come l’utilizzo dei dribbling è stata l’ama più utilizzata in Europa per mettere in difficoltà i nerazzurri (e quindi la più ricercata dagli allenatori avversari), mostrando la tabella riportata sopra dove l’Atalanta è la squadra che ne ha subiti di più (tentati) e persi di più (tabella sotto).

Il dribbling è sicuramente una delle situazioni che la squadra di Gasperini soffre di più (così come i tentativi di anticipi sbagliati dai propri difensori), ma questi sono determinati proprio dal modo ultra offensivo di interpretare le gare da parte della squadra nerazzurra e dai conseguenti 1 vs 1 che si creano. Non sempre vengono ricercati dagli allenatori avversari, ma sono una conseguenza del gioco stesso dell’Atalanta. Ad esempio nella gara contro il Napoli (squadra che utilizza soprattutto il passaggio corto per scardinare le difese avversarie), la squadra partenopea (14 dribbling di media in A) ha visto la sua statistica lievitare sino a 23 per situazioni createsi sul campo più che per averli «ricercati» con continuità. Infatti la tattica scelta da Ancelotti prevedeva la disorganizzazione della difesa con movimenti senza palla per creare spazi da attaccare alle sue spalle più che l’utilizzo del dribbling.

Inoltre la squadra di Gasperini è suscettibile ai dribbling (e ripetiamo, agli errori in anticipo) non intesi in senso generale, ma bensì particolare, ovvero solo a quelli sulla mediana o trequarti difensiva una volta scavalcata la prima linea di pressione. Per cui andrebbero «pesati» in modo diverso i dribbling tentati. Ad esempio a Zagabria i 3 giocatori della Dinamo che hanno vinto più dribbling (Ademi 6, Petkovic 8, Olmo 12) ne hanno messi a segno 26, ma di questi 8 erano nella propria metà campo e quindi con nessuna possibilità in quella zona del campo di far collassare l’intera struttura difensiva dell’Atalanta.

Guarda la sintesi di Dinamo Zagabria-Atalanta

L’alternativa a questo modo di difendere (che espone la squadra a pericolosi 1vs 1) è pressare meno la costruzione e lo sviluppo avversario riposizionandosi più bassi sul campo, situazione non congeniale al gioco ed alle caratteristiche dei difensori di Gasperini che vi ricorre raramente. Ad esempio nella recente gara dell’Olimpico contro la Lazio, dopo i primi 35 minuti dove i nerazzurri avevano letteralmente strapazzato i capitolini, sono seguiti circa 60 minuti «conservativi» con baricentro decisamente basso e minor «intensità». La Lazio che era riuscita ad effettuare solo 2 tiri (xG 0,13 complessivi) fino a quel momento, ha poi effettuato 15 tiri (xG 2,57) e realizzato 3 reti pareggiando l’incontro nei restanti minuti.

Il gioco dell’Atalanta, non può dunque prescindere dall’intensità, dalla sua capacità di recuperare palla nelle zone alte del campo, dal portare molti uomini in attacco. Essere soggetta ai dribbling avversari ne è la conseguenza, ma gli zero punti in classifica non si devono solo a questi. D’altronde i risultati in campionato dimostrano l’esatto contrario.

fonte dati wyscout

Посилання:https://www.ecodibergamo.it/stories/premium/corner/match-analysis/atalanta-champions-da-sogno-a-incubo-cosha-detto-fin-qui-il-campo-europeo_1327099_11/
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Дата публікації:06.11.2019 8:51:44
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Категорії (оригінал):Match Analysis
Додано:06.11.2019 9:02:26




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